OPS: la campagna Unicef contro le discriminazioni

La campagna OPS, spiegata a Interris.it da Nicola Dell'Arciprete, coordinatore risposta in Italia, ufficio Unicef per l'Europa e l'Asia Centrale

11 Gennaio 2024

 

I pregiudizi possono portare alla discriminazione che può essere definita come un comportamento che condiziona i nostri atteggiamenti e che mette in atto un’esclusione non motivata in base a una caratteristica non rilevante di una persona o di un gruppo. Le discriminazioni possono portare a conseguenze molto gravi e per questo motivo è fondamentale eliminarle nel nascere.

L’app OPS

Si tratta di uno strumento lanciato dall’Unicef per rilevare i pregiudizi inconsci che ogni individuo assimila inconsapevolmente dalla società in cui vive. L’acronimo “OPS” sta per “La tua Opinione, oltre ogni Pregiudizio, contro gli stereotipi“, è legata all’omonima campagna che mira a contrastare ogni forma di discriminazione. L’applicazione è stata progettata come un gioco di reazione, in cui gli utenti devono etichettare una serie di volti, creati dall’intelligenza artificiale, in base ad aggettivi specifici. Gli utenti verranno invitati a riflettere sulle loro reazioni istintive, a confrontarsi con i loro pregiudizi inconsci e a capire come i propri modelli di riferimento determinano il nostro modo di giudicare gli altri.

L’intervista

Il dottor Nicola Dell’Arciprete, coordinatore risposta in Italia, ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale, ha spiegato ad Interris.it la campagna OPS e le caratteristiche dei pregiudizi, che molto spesso si nascondono nella parte più inconscia di ognuno di noi.

Dottor Dell’Arciprete, in che cosa consiste questa campagna?

“OPS è pensata e costruita per e con adolescenti e giovani che convivono in una condizione di discriminazione. La campagna prevede una serie di iniziative di sensibilizzazione, tra cui quella di un’accademia per giovani attivisti che dal 2021 ha già coinvolto oltre 300 giovani. I loro messaggi e contenuti social di sensibilizzazione su pregiudizi e discriminazione hanno raggiunto più di 5 milioni di persone. Inoltre, con il patrocinio dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), promuoviamo la raccolta di dati e di informazioni sui pregiudizi e le discriminazioni in Italia. Abbiamo poi lanciato una web app che consente di rilevare i pregiudizi inconsci e, nel 2024 è prevista una ricerca sulle attitudini dei giovani che vivono in Italia nei confronti dei propri coetanei con un background migratorio”.

Da dove nascono i pregiudizi?

“Dalla tendenza, tipicamente umana, di ragionare per categorie. Tutti noi, indipendentemente dal nostro grado di istruzione, dal nostro status sociale, o dalla nostra provenienza, tendiamo a raggruppare il mondo e le persone intorno a noi in categorie in base alle informazioni che, consapevolmente o inconsapevolmente, apprendiamo dall’ambiente in cui siamo cresciuti e dai modelli che ci circondano. Questi pregiudizi possono anche essere alimentati dai media o dal contesto educativo che abbiamo frequentato”.

Chi sono i soggetti più colpiti?

“Sono le stesse persone che, storicamente, hanno vissuto e vivono varie forme di discriminazione come le persone migranti, le donne, i disabili e le minoranze religiose. In ognuno di questi casi, gli adolescenti e i giovani rappresentano la categoria più vulnerabile. Gli effetti dei pregiudizi possono essere molto gravi in quanto è proprio durante l’adolescenza che ognuno di noi inizia a sviluppare la propria identità e l’autostima”.

Come si superano i pregiudizi?

“Innanzitutto è fondamentale comprendere che tutti noi abbiamo dei pregiudizi. Lo step successivo è capire da dove provengono e in questa fase è anche molto importante scegliere le fonti giuste e cercare di ascoltare chi quei pregiudizi li vive ogni giorno o semplicemente chi ha competenza in materia. Infine, è importante agire e supportare in modo attivo la persona vittima di questi pregiudizi”.

 

OPS: la campagna Unicef contro le discriminazioni

 

Nicola Dell'Arciprete, coordinatore risposta in Italia, ufficio Unicef per l'Europa e l'Asia Centrale

La lotta al razzismo si combatte anche sui social. Ognuno di noi ha dei pregiudizi. Anche chi pensa di non averne non è immune a pensieri e azioni ripetuti a volte in modo inconscio che possono condurre a effetti molto gravi, tra cui il razzismo e la discriminazione. Chi se ne rende conto, si trova così a esclamare "Ops!", una parola che oggi, attraverso la campagna di sensibilizzazione di UNICEF, diventa sinonimo di lotta ai pregiudizi e agli stereotipi. 

E i social sono spesso campo di confronto di idee contrapposte, per questo motivo UNICEF lancia un Manifesto per promuovere una comunicazione giusta, di contrasto all’hate speech, a stereotipi e pregiudizi. 

Ad aderire, ragazzi e ragazze migranti, rifugiati e di seconda generazione, influencer che ogni giorno, grazie al loro impegno sui social media, sfatano gli stereotipi e lottano il razzismo. Alcuni tra loro hanno deciso di parlare attraverso l’UNICEF, condividendo la loro storia e come portano avanti la loro causa.  

Stereotipi che hanno poco a che fare con la realtà ma la influenzano

 

Gli stereotipi sono preconcetti che hanno poco a che vedere con la realtà dei fatti, eppure hanno delle conseguenze molto reali, come episodi di razzismo, discriminazione e violenza sia fisica che psicologica.

I giovani sono sicuri: dietro a questi episodi, è presente una mancanza di empatia e di memoria storica nonché dei fattori che spingono a lasciare il proprio Paese per  raggiungere l’Europa. Così, l’UNICEF ha chiesto a ragazze e ragazzi – tra cui minori stranieri non accompagnati e di seconda generazione - di raccontarci la loro storia.

In prima linea a fianco di adolescenti e giovani

 

Oggi, buona parte degli episodi di razzismo avviene online, sia tramite post di poco gusto che con commenti offensivi. La battaglia di contrasto al fenomeno si gioca quindi sui social e vede giovani attiviste e attivisti come principali protagonisti. Secondo una ricerca condotta recentemente assieme all’Università di Urbino, esistono degli hotspot sui social media in cui trovare focolai di dibattito su razzismo e xenofobia. Tra questi, le pagine degli influencers di seconda generazione sono quelle che spiccano maggiormente, sia per la frequenza dei contenuti che pubblicano che per i metodi comunicativi che utilizzano.

L’UNICEF ha lanciato quindi una campagna per sperimentare nuovi contenuti che hanno come protagonisti ragazze e ragazzi minori stranieri non accompagnati e di seconda generazione, con l’obiettivo il cerare un nuovo modello di influencer socialmente impegnato, capace di identificare i problemi, trovare soluzioni, e soprattutto comunicarle efficacemente grazie ai social.

Chi volesse far parte di questo progetto può unirsi al gruppo contattando la pagina instagram ureportonthemove la piattaforma UNICEF dedicata a giovani migranti e rifugiati.

 

I key msgs della campagna OPS! #1: UNCONSCIOUS BIAS Tutti noi abbiamo degli unconscious bias, ossia dei pregiudizi che agiscono come un pilota automatico nel nostro cervello e si traducono in parole e/o azioni a svantaggio di alcuni gruppi #2: INTERSEZIONALITA’ Ci sono molti fattori che compongono la nostra identità: genere, età, status economico-sociale e giuridico, provenienza, orientamento sessuale, religione, condizione di abilità, etc. Su questa base, alcune persone possono essere oggetto di unconscious bias multipli, che si intersecano e possono generare forme di discriminazione intersezionale. Per questo motivo, l’intersezionalità è una lente fondamentale per osservare il mondo in cui viviamo e costruire una società più giusta. È il caso, ad esempio, di donne musulmane migranti, discriminate in quanto donne, per il colore della pelle, per la religione e orientamento sessuale. #3: CARATTERE SISTEMICO DEI BIAS E DELLE DISCRIMINAZIONI Gli unconscious bias hanno origine da (e concorrono ad alimentare) fenomeni sistemici di pregiudizio e discriminazione, nell’ambito dei quali spesso noi occupiamo una posizione di privilegio. Riconoscere tale posizione è fondamentale per capire – e poi combattere – i bias. #4: DIFFERENZA TRA IDEE/IDEALI E AZIONI In passato, quando il razzismo e il patriarcato erano ideologie esplicite e condivise, era molto facile identificare il confine tra le persone che erano razziste/maschiliste e le altre. Oggi occorre invece concentrarsi sulle nostre azioni oltre che sulle nostre idee, cercando di capire se quella cosa che abbiamo fatto (o detto) è razzista/maschilista o meno. #5: OPS! È successo di nuovo, ma noi non restiamo fermi, attiviamoci! a. Considera le diversità esistenti tra ogni persona come una risorsa! b. Inizia e partecipa a conversazioni sulla discriminazione e l’intersezionalità! c. Rifletti e metti in discussione i tuoi pregiudizi, anche quelli inconsci, e i tuoi privilegi! d. Non stare in silenzio di fronte ai commenti discriminatori/o sessisti! e. Ascolta, non giudicare e credi a ragazze e ragazzi che hanno subito discriminazione e/o violenza 2. Se sei vittima o testimone di un caso di discriminazione razziale chiama il numero verde dell’Ufficio Nazionale che si occupa di contrastare Razzismo e Discriminazione 800 90 10 10 3. Se hai subito violenza – fisica, o anche verbale o psicologica - e hai bisogno di aiuto, chiama il 1522, il servizio nazionale di assistenza anti-violenza e stalking. 4. Scrivi a Here4U, il servizio online di UNICEF. Puoi fare tutte le domande che desideri nella lingua che preferisci. Il servizio è anonimo, gratuito e disponibile dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 18:00, attraverso i seguenti canali: WhatsApp: +39 320 248 0863; Facebook Messenger: cerca U-Report On The Move; Telegram: @ureportotm_bot #6 CONSAPEVOLEZZA Tutti noi abbiamo pregiudizi, anche se spesso non ne siamo consapevoli. I pregiudizi sono basati su stereotipi e generalizzazioni che abbiamo assimilato nel corso del tempo, sia attraverso l'esperienza personale sia attraverso l'influenza dei media e della società. Riconoscere i propri pregiudizi è un passo importante verso la comprensione di sé stessi degli altri. Tutti, essendo esseri umani, siamo soggetti a pregiudizi, ma ciò non significa che dobbiamo accettarli o permettere loro di influenzare il nostro comportamento nei confronti degli altri. Lavorare attivamente per superare i pregiudizi richiede pratica e consapevolezza costante. Questo può essere fatto attraverso l'educazione, l'esposizione a culture diverse, l'ascolto delle prospettive degli altri e il confronto delle nostre convinzioni con la realtà.